recedens progredior...

Quasi nanos gigantium humeris insidentes. Giovanni di Salisbury

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Nella biblioteca pubblica di Buenos Aires, Jorge Luis Borges lavorava con colleghi che "s'interessavano soltanto di corse di cavalli e di partite di calcio, e raccontavano storielle sconce. [...] Nella biblioteca c'era pochissimo da fare. Eravamo una cinquantina, e il lavoro che facevamo avrebbe benissimo potuto essere svolto da quindici persone. Il mio compito [...] era di classificare e catalogare il patrimonio della biblioteca che fino allora non era stato catalogato. Ma la raccolta era così piccola che sapevamo sempre trovare i libri senza servirci del sistema e quindi, sebbene il sistema fosse stato faticosamente realizzato, non ce ne fu mai bisogno. Il primo giorno lavorai d'impegno. Il giorno seguente, alcuni dei miei colleghi mi presero da parte per pregarmi di non continuare in quel modo perchè altrimenti li avrei traditi". Così Borges iniziò a leggere i libri della biblioteca (J. L. Borges, Abbozzo di autobiografia, in Elogio dell'ombra, Torino, Einaudi, 1971) Stefano Gambari, Daniela Giammei e Ilaria Gambari
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