Il libro dell'Es. Lettere di psicoanalisi a un'amica

by Georg Groddeck

Paperback, 1990

Status

Available

Publication

Adelphi (1990), Perfect Paperback

Description

First published in 1923, the Book of It is a key text in the history of psychoanalytical thought and the investigation of human sexual compulsion. Configured as a series of letters, the book posits the It' as the unconscious force which drives human behaviour. It was this notion which Freud would modify into the concept of the Id. Groddeck was an early advocate of self-healing. He defines a zone of blood, excrement, mutilation and nightmare and through this darkly atavistic lens grounded to the sexual pulse of decay, he reveals the most hidden recesses of the human psyche.'

Language

Original publication date

1923

Physical description

382 p.; 7.64 inches

ISBN

8845907775 / 9788845907777

Local notes

Medico famoso, uomo affascinante e paradossale, Georg Groddeck (1866-1934) fu il primo che si valse dei metodi psicoanalitici nella cura delle malattie organiche; fu anche il solo, fra i pionieri della psicoanalisi, a non voler mascherare quella componente di guaritore, di mago, che deve esserci in chi opera sulla psiche dell’uomo. Egli teneva a precisare di non aver nulla a che fare con la scienza psicoanalitica, sebbene Freud, suo estimatore e maestro, lo assicurasse del contrario.
Groddeck diffidava delle teorie troppo rigide, era insofferente di ogni gergo tecnico e mai avrebbe rinunciato alla sua fantasiosa ironia. È naturale perciò che la sua opera più nota, Il libro dell’Es, pubblicato per la prima volta a Vienna nel 1923, sia il meno accademico, il meno ortodosso fra i testi salienti della psicoanalisi, quello che sfugge a ogni classificazione, anche perché frutto di una rara felicità di scrittura. Trattato psicoanalitico sotto forma di romanzo epistolare, pedagogia radicale, piegata in un giuoco alterno di sfavillante malizia e di tenera intimità, contro tutti i possibili tabù, Il libro dell’Es è un carteggio fra il medico-psicoanalista Patrik Troll – alter ego di Groddeck – e una sua amica, la quale considera da principio con scetticismo le strabilianti teorie del suo corrispondente, ma ne viene a poco a poco conquistata. In un linguaggio diretto, di una spregiudicatezza «rabelaisiana» (la pruderie volle che le copie della prima edizione uscita in Inghilterra fossero sigillate), Groddeck espone la propria concezione dell’inconscio, da lui denominato «Es», termine che poi Freud adottò. Le sue dimostrazioni sono condotte su una massa di casi clinici, di storie, di aneddoti, di ricordi, tratti dal repertorio della sua ricchissima esperienza terapeutica. Il tono è sempre leggero, mobilissimo, pronto all’autoironia. Ma le teorie erano, e restano parzialmente a tutt’oggi, di un’audacia estrema.
Per Groddeck l’inconscio non è solo una parte della psiche personale, ma la potenza stessa che regge il mondo. Su questo fondamento le teorie freudiane sono portate alle ultime conseguenze e i loro limiti, attraverso l’immissione di un’incognita quasi inafferrabile, vengono paradossalmente sottolineati. La potenza dell’Es si manifesta come linguaggio, è essa stessa il linguaggio del mondo. Noi, in quanto parte del mondo, parliamo quel linguaggio, con il nostro corpo, con i nostri gesti, con il nostro modo di pensare, di operare, con le nostre malattie, con tutto quello che può capitarci, perché il caso non è che un altro nome dell’Es. Così il compito dell’analista, o meglio del medico che si serve dell’analisi come di un suo strumento essenziale, sarà di saper leggere in questa foresta di significati, di sollecitare, con la comprensione più profonda e con l’astuzia più sottile, l’Es del malato a collaborare alla sua guarigione. Ma per ottenere questo risultato, il medico dovrà, lui stesso, trasformarsi, acquisire nuove verità in un rapporto che non può non essere di reciproco scambio e arricchimento.
In questo modo Groddeck abbandona alcuni presupposti del buon senso occidentale: la cauta separazione tra organico e psichico, tra significante e insignificante. Dietro ai suoi ragionamenti s’intravvede una sfida esorbitante, che solo la sua carica straordinaria di intuito e di fede nelle infinite possibilità della vita pienamente giustifica.
(piopas)
Page: 0.2474 seconds